BAMBINA FERITA CON LA PISTOLA DEL PADRE: NORMATIVA SULLA DETENZIONE DI ARMI “LACUNOSA E PERMISSIVA IN ITALIA”
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Il recente caso della bambina di tre anni ferita a Gardone Valtrompia da un colpo di pistola legalmente detenuta dal padre riaccende il dibattito sul facile accesso alle armi in Italia e sulla cultura che le considera uno strumento di difesa personale.
Per approfondire il tema, abbiamo intervistato Giorgio Beretta, analista e ricercatore per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere. Ascolta o scarica
Beretta sottolinea come la normativa italiana, risalente in gran parte al dopoguerra, sia “lacunosa e permissiva”. Ad esempio, non obbliga a tenere le armi scariche e separate dalle munizioni all’interno delle abitazioni. Questo, unito alla diffusa convinzione che un’arma in casa offra maggiore sicurezza, porta molti cittadini a tenere pistole cariche e potenzialmente accessibili a minori o persone inadatte.
L’analista evidenzia come l’idea della difesa abitativa sia un falso mito, supportato da dati che dimostrano come in Italia gli omicidi a scopo di furto o rapina in abitazione siano meno di una decina all’anno. Al contrario, il numero di incidenti con armi legalmente detenute è allarmante: 3-4 omicidi al mese. Questi episodi, spesso relegati alla cronaca locale, non generano sufficiente allarme sociale per mettere in discussione la facilità di ottenere licenze per armi sportive o da caccia.
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il cosiddetto “Decreto Sicurezza”, che concede a tutti gli agenti di pubblica sicurezza, circa 300.000 persone, la possibilità di acquistare un’arma senza licenza e di portarla sempre con sé.
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