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Dal Vangelo di oggi - 9 Maggio 2024

2:57
 
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Dal Vangelo secondo GiovanniGv 16,16-20
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
L’assenza di Gesù era inevitabile. È per questo motivo che il Maestro preparava i suoi discepoli all’accadere futuro della sua mancata presenza. In effetti, c’è una differenza fondamentale tra il mondo in generale e l’uomo che ha veramente conosciuto Gesù. Solo chi sperimenta come ci si sente stando con il Signore può soffrire tristemente della sua assenza. Tutto parte però dalla qualità del rapporto che uno ha con Cristo. Per cui la tristezza vera e profonda si accentua quando ci allontaniamo deliberatamente da Cristo a causa del peccato e della nostra poca fede. Infatti, dovremmo essere tristi anche quando ci rendiamo conto che non abbiamo risposto pienamente alla chiamata di Dio, o tutte le volte che ci risparmiamo le fatiche. La vera gioia, invece, nasce dalla coscienza di vivere in compagnia del Risorto e di sperimentare la sua presenza. Quella gioia, che è dono dello Spirito, non si riduce alla spensierata allegria di chi cerca di fuggire i problemi della vita. Essa si traduce piuttosto in una speranza operosa, dona la grazia di vivere nell’orizzonte del Regno con la certezza che Dio opera in ogni tempo.
Dacci Signore la gioia di affrontare le sorprese belle o brutte di questo giorno.
Buon giornata 😊.
Don Arthur.
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L’assenza di Gesù era inevitabile. È per questo motivo che il Maestro preparava i suoi discepoli all’accadere futuro della sua mancata presenza. In effetti, c’è una differenza fondamentale tra il mondo in generale e l’uomo che ha veramente conosciuto Gesù. Solo chi sperimenta come ci si sente stando con il Signore può soffrire tristemente della sua assenza. Tutto parte però dalla qualità del rapporto che uno ha con Cristo. Per cui la tristezza vera e profonda si accentua quando ci allontaniamo deliberatamente da Cristo a causa del peccato e della nostra poca fede. Infatti, dovremmo essere tristi anche quando ci rendiamo conto che non abbiamo risposto pienamente alla chiamata di Dio, o tutte le volte che ci risparmiamo le fatiche. La vera gioia, invece, nasce dalla coscienza di vivere in compagnia del Risorto e di sperimentare la sua presenza. Quella gioia, che è dono dello Spirito, non si riduce alla spensierata allegria di chi cerca di fuggire i problemi della vita. Essa si traduce piuttosto in una speranza operosa, dona la grazia di vivere nell’orizzonte del Regno con la certezza che Dio opera in ogni tempo.
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